Le insostenibili leggerezze di Mando 3
Per Star Wars: The Mandalorian 3 doveva essere un rollercoaster, ma non di coerenza.
La vita succede e mi sono fumato due uscite di Non le Mando a Dire. Poichè nessuno si è lamentato, ho deciso di continuare a dare voce alle scomode verità che si nascondono nel ventre molle del nostro fandom. Andiamo nel merito: perchè Mando 3 non sta funzionando come dovrebbe?
La risposta in breve: Jon Favreau è un panzone bontempone.
Ma vediamo come…
SOMEHOW, THE EMPIRE RETURNED
La triste saga del Dottor Pershing, il clonatore dall’entusiasmo facile e lo sguardo da cane bastonato
Come nella foto, inizia/continua/termina nelle profonde ramificazione che presenta con il resto della galassia. La questione che dal 2019 ad oggi ci poniamo è: a cosa serve prendere pezzi di Baby Yoda per farne cloni? La soluzione: per coltivar esemplari genetici per opzione a - innestare midichlorian (i recettori genetici della forza) a chi ne è privo; opzione b - creare cloni force sensitive o ad alto conteggio di midichlorian e rafforzare la recettero. Nel caso di opzione 1, il risultato sarebbe quasi certamente Gideon (che ora sappiamo essere sfuggito alla prigionia), potenzialmente Thrawn. Nel caso di opzione 2.
In ogni caso, in questa sorta di intrigo cospiratori-politico, Pershing cerca di ridefinire se stesso e un’occasione per redimersi ai suoi stessi occhi prima di quelli di un bene superiore. La sua ingenuità lo spinge dritto nelle braccia di Elia Kane, il luogotenente che mannaggia quanti pugni mi farei dare (il titolo per intero), che in virtù dei suoi molti anni inseguendo il male, ha colto perfettamente il nocciolo della questione: la galassia è un posto troppo grande e complessa per una cosa ingenua e fragile come la Nuova Repubblica di funzionare. Ci sarà sempre un’identità schiacciata nel grande gioco del compromesso: il Dr Pershing qui, o Navarro nel capitolo 21. Non hanno tutti i torti i senatori che non riescono a tenere traccia di quale sia il potere in carica: vince la burocrazia, l’efficienza, la paura delle apparenze, non la difesa di alcun diritto.
La questione politica al nocciolo di Star Wars emerge in una storia molto personale, certo, e un po’ maldestra, di sicuro, anche se, dopo quasi 50 anni, rimane l’interrogativo: qual è il sistema per cui vale la pena lottare?
ALLA RICERCA DEL PRINCIPIO DEL PLAZIR
La galassia della Nuova Repubblica è un posto di gran pacche sulle spalle, in PTSD perenne e senza l’opportuna terapia. Nella spaccatura tra una forza fascista in ascesa e una democrazia paralizzata dagli stessi dilemmi che l’hanno distrutta, la galassia reale si arrangia come può - anche negando la realtà.
Le cupole di Plazir-15 sono in nuce tutta la galassia: un denial suicida che mangia dentro la riacquisita libertà, un rinascimento di plastica che si fissa nell’ombelico, tanto a sporcarsi le mani sono solo mercenari e droidi protocollari (blu, bellissimi stupendi).
Divertente che in questo momento nella serie, le forze principali di conflitto siano tutte nostalgiche: gli ex imperiali (e forse per estensione i pirati), gli ex Separatisti, e fino all’episodio 5 i Children of the Watch - che smettono di essere un ostacolo appena piegano le regole del proprio oltranzismo.
LA TRIBÙ DELLE RAGAZZE COL CASCHETTO
Gli eventi di Nevarro segnano una svolta fondamentale per la lore starwarsiana: per la prima volta vediamo la resurrezione sociale e politica di una civiltà, con la connotazione che sì, saranno pure dei guerrieri sanguinari e ottusi, ma hanno la cazzimma giusta per affrontare la via — ehm, la vita.
La colonia mandaloriana su Nevarro si basa sulle fondamenta di accoglienza e wider sense of family che è un fondamento valoriare di Star Wars: curioso che si sposti dall’Alleanza Ribelle ai Mandaloriani.
L’altra cosa che dice molto su come sia stata scritta goffamente questa stagione è l’assoluta mancanza di conflitto nonostante i setup: tra Vizsla e Mando, tra Bo-Katan e The Armorer, persino tra Mando e Bo-Katan. La gestione del passaggio di consegne sulla Darksaber in primis sembra una occasione di character development un po’ sprecata, specie considerando quanto marginale sia diventato Din negli episodi centrali della stagione.
IL NABOOCCO
Non possiamo più prescindere da Naboo, neanche quella piccola troia di Grogu.
Se Baby Yoda ha raggiunto il limite delle sue capacità di personaggio, tanto vale proiettarlo nel passato e redimerlo col magico potere del mostrino verde.
Difficile che questo plot c redima un plot a col pilota automatico, e un plot b (la cospirazione) che deve correre e riciclare personaggi per sviluppare materiale che meriterebbe un trattamento anche più approfondito di Andor.
La Star Wars silliness regna sovrana nel salvataggio di Kelleran Beq fra le strade di Coruscant, con un doppio strato di Jar Jar on top: l’attore che interpretava Jar Jar che decolla nella nave del Senatore Binks potrebbe proiettarci in una delle sequenze più meta o banalmente psichiatriche della saga.
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Siamo al giro di boa ormai, con solo due episodi alla fine della stagione. Persa la speranza di avere una storia coerente, possiamo contare almeno su un finale soddisfacente all’altezza di stagione 1 e 2?