Non le Wando a Dire - Una Lacrima sul Vision
Come dite? É appena uscito The Falcon & The Winter Soldier? Ma chissene io parlo ancora di WandaVision, ma guarda te certe volte la gente.
WandaVision é finito da due settimane e nel frattempo c’é stato Sanremo - per il quale ho comunque scritto un lunghissimo pezzo delirante - e poi anche quell’altra cosa dei videini dei Newrant, quindi zero riguardo per questo traguardo nella storia della televisione di pazzi con i superpoteri.
Quindi, senza indugio: NON LE MANDO A DIRE PRESENTA NON LE WANDO A DIRE - EPISODIO UNICO: UNA LACRIMA SUL VISION.
Oltre agli spoilers (anzi, diciamo che sto pezzo richiede una visione anche un po’ attenta), vi anticipo che potrebbe risultare un discreto mattone, siete avvertiti - ma se rimanete fino alla fine e addirittura avete commenti mi rendete un nerdino felice.
TEO(RIA)CRAZIA
Parto dalla fine, ché ormai é il mio marchio di fabbrica. WandaVision é stata, al pari di Mando, un evento collettivo settimanale come non se ne vedevano da anni, per paradura mentale e florilegio di interpretazioni forse dai tempi di Lost. Il tempo di visione (😜) tra le puntate é stato riempito e dilatato da ipotesi, discussioni, controteorie, complotti, controcomplotti, cospirazioni, dissing, recensioni provvisorie (mi devono ancora spiegare come si fa a recensire una roba di questo tipo a 10 minuti dala fine della puntata?!). Per tutto questo, è uscita più forte - o, forse, sgonfiata.
Persi nel groviglio di domande e depistaggi, riferimenti forzati o meno ai fumetti, ansie da anticipazione di Fasi 5, 6, 7 e 8, alcuni si lasciati travolgere dalla potenza e dalle suggestioni delle proprie idee, incapaci di guardare al prodotto finito e alla sua disarmante mancanza di ambiguità (per lo più…). Ma si cominciano ad avvertire le crepe nel muro di una conversazione alimentata a paltate di easter eggs e ammiccamenti, e che ora sta cominciando davvero a danneggiare il rapporto tra fan, Marvel e prodotti.
Reduce dalle polemiche attorno a Star Wars Episodi VIII e IX, che sia il momento di trovare una via più costruttiva e meno ok boomer(ang).
CRISI SULLE WANDA INFINITE
Dopo Endgame e Spider-Man: Far From Home e le mille annusate di multiverso, l’unico vero buco nell’acqua di WandaVision è stata proprio la gestione del falso Pietro (Fietro per gli amici).
Nelle intenzione, un conto é fare i meta (quella reazione “they recast Pietro?” era proprio chiara chiara col senno di poi), un conto é chiamare proprio Evan Peters a riprendere le sembianze di QuickSilver. Rivelare infine che di inganno deliberato trattasi sabota totalmente l’intenzione meta della scelta, perchè manca il riconoscimento del meccanismo che la regge - manca in soldoni l’elemento che ci permette di decodificarlo come tale. Nei film di Deadpool la decodifica è la consapevolezza di essere un personaggio di finzione (ecco perchè le robe meta di Deadpool funzionano sempre, anche se sono cheap, innocue e fanno cagare). Qui il meccanismo significherebbe riconoscere di colpo che non solo gli universi multipli esistono ma anche che, se non altrimenti indicato, quello specifico degli X-Men di Singer esiste, conferendo “canonicità” a quell’universo e ipotecando qualsiasi futura scelta in campo mutante dell’attuale MCU. Un passo che a questo punto Fiege e soci non sono ancora tranquillissimi a fare.
Cari amici della grande M, a che gioco state giocando? Forse tutta questa la prudenza, se di prudenza si tratta, non é totalmente campata in aria. Ora che l’MCU ci ha messo 13 anni ad affermarsi come unica realtá supereroistica coerente e universale (tanto che lo Spider-Man Universe della Sony ne sarà di fatto uno spin-off), guardare indietro a universi “scartati” rischia di mettere in discussione la validitá del MCU per lo spettatore casuale.
Tematicamente, il “ritorno” di Pietro rappresenta quel momento del rifiuto nell’elaborazione del lutto. L’opzione che un Pietro alternativo esista, sia vero, vivo e vegeto da qualche parte lá fuori in qualche universo, spingerebbe probabilmente Wanda a fare a brandelli la realtá per trovarlo, ma allo stesso tempo ne lenirebbe la psicosi, che si aggrapperebbe all’unica cosa potenzialmente ancora in vita tra le cose che ha perso, anche se non ha nulla del “suo” originale. Da questo punto di vista, il multiverso avrebbe avuto conseguenze devastanti e molto più interessanti anche per il personaggio.
Ma probabilmente la vera ragione dietro a questa mossa é, come da rasoio di Occam, ma rafforzare l’idea che la sofferenza ci porti a supplire come possiamo alle mancanze in modi talmente ciechi e improbabili (togliendo di mezzo i film degli X-Men, quello ovviamente non è Pietro Maximoff, è un rimpiazzo in un’utopia televisiva) e infine dannosi.
Sempre che questa sia stata davvero l’ultima parola su Pietro.
SCARLET SWITCH
L’asse della serie é la crescita di Wanda, sia inteso come power-up che definitiva entrata nel mondo adulto attraverso l’elaborazione del lutto e l’affrancarsi dalle dipendenze - in questo senso é decisamente interessante (anche se forse determinato da esigenze produttive) che la nostra Scarlet non sia andata a cercare un surrogato paterno in Strange. E che contraltare perfetto quello della femminilitá avara, invidiosa e avvizzita di Agnes (si dice tossica?).
Lasciamo la nostra in un momento cruciale: il suo percorso di guarigione é finito o la possibile ossessione per ciò che ha perduto aprirá nuovi orizzonti di follia?
VISIONDROME
Una delle cose più affascinanti di Wanda e Visione, sia come singoli che come coppia, é la quantitá di temi filosofici e psicologici che sollevano. La cosa indubbiamente più interessante dell’esperimento WandaVision é stata portare molti spunti di riflessione sollevati dal suo grande predecessore in fatto di instabilità mentale nei supereroi (Legion) a una quadra meno velleitaria e più funzionale a un racconto, una volta tanto per l’MCU, puramente più personaggio-centrico. Molti commentatori più intelligenti e consapevoli di me hanno fornito spunti interessantissimi di lettura su cui mi permetto di ricamare:
Quanto WandaVision dica sul rapporto che abbiamo con la tv (Gabriele Niola su BadTaste.it)
Quanto WandaVision dica sul rapporto tra tv e rappresentazione della societá (Stephanie Burt su The New Yorker).
Traendo le somme di questi due pezzi di magnum opum (no non é un refuso di Magnum PI), WandaVision pare avanzare una critica molto consapevole al ruolo dei generi televisivi, e della sit-com in particolare. Da un lato, la sit-com cementa valori, ruoli e feticci sociali, dall’altro acuisce idiosincrasie e contraddizioni rispetto alla realtá che si vorrebbe rappresentare. Con contorno di iconografia consumista (protestante), naturalmente.
Come ben rappresentato dall’evoluzione dei generi nel corso dei decenni in Wandavision, più si é tentato di far collimare TV e realtá, più si è sottolinea l’impossibilitá di farle dialogare. La TV, l’intrattenimento e le sue narrazioni mediano - o per meglio dire, digeriscono - questo conflitto con una funzione temporaneamente lenitiva per l’individuo, ma il completo escapismo (nell’evoluzione dei generi e nell’arco di Wanda nella serie) non é solo impossibile, é addirittura una dannazione. In WandaVision, intrappolarsi nella finzione é una condanna per sé e per chi ci circonda, mentre la realtá diventa un enorme vuoto da colmare.
La Marvel/Disney che fa la lezione all’Intrattenimento, chi l’avrebbe mai detto…
LA PIETRA DELLA REALTÁ
Ed eccoci infine al ritorno alla realtá di Wanda e della sua combriccola di amici e famigliari immaginari. Era inevitabile che la serie atterrasse nei confini della normalità dell’MCU, ma mi sembra che lo scontro tra l’universo fittizio di Wanda e quello “vero” abbia messo più in luce la natura del secondo rispetto al primo.
I film Marvel sono sempre (e non a torto) tacciati di essere formulaici e piuttosto limitati per linguaggio narrativo e visivo: il monolitismo della palette cromatica, l’anonimitá della maggior parte delle colonne sonore, il militarismo e il parastatalismo di cui é permeato - il tutto contrastato solo dai suoi eroi, dai loro fulgidi colori, dalla loro ironia, dalla loro moralitá inattaccabile, dalla loro capacitá di piegare i confini della realtá.
Acuita dal post Snap (e come giá evidente anche dal primo episodio di The Falcon & the Winter Soldier), i nostri eroi si muovono in un mondo che non gli appartiene e con cui sanno dialogare sempre meno - e che forse non li capirá mai più.
Senza comunque leggere troppo in una formulaicitá che é dettata più che altro dalle efficienze della macchina MCU, il leggendario motto “supereroi con superproblemi” sta cambiando di significato. Il superproblema non é più del personaggio, ma é del mondo in cui si muove.
CORONAVISION
Cambi in corsa, esigenze produttive, pandemia… il primo tassello veramente seriale della più grande macchina seriale di tutti i tempi é atterrato con solo 3/4 di paracadute aperto.
A farne le spese molti personaggi - Darcy, Woo, per molti versi anche Monica, ma soprattutto il cattivo Hayward. Nel giro dell’ultima manciata di episodi fanno balzi quantici di caratterizzazione per poi spiaccicarsi contro il muro della bidimensionalitá. Hayward in particolare sembra davvero diventare l’emblema del mondo cinico e sempre più avvizzito di cui parlavo nel punto precedente, e in generale punta alla radice del perché i cattivi Marvel sono tendenzialmente poco interessanti: non c’é alternativa alla moralitá intrinseca dell’eroe in primo piano.
LA PELLACCIA DI VISIONE
Visione é forse il Pinocchio del MCU. Il bambino di vibranio che voleva imparare a diventare umano (curioso che sempre di legno si finisca a parlare, vedi il monologo della Nave di Teseo, in un universo in cui uno dei personaggi più umani é un albero). Ma a differenza del personaggio di Collodi, Visione é costantemente condannato al fallimento: la sua ultima incarnazione, White Vision, é speculare alla prima (Jarvis) - da voce senza corpo e ricordi a corpo con ricordi e con una voce che non gli appartiene davvero. Insomma, il personaggio più tragico dell’MCU.
Un corpo in cerca di storia, quindi - ma nel suo futuro ci può essere ancora Wanda?
Quanto ci vibra il capo eh, dopo quasi due mesi di deliri e aspettative.
Se volete segnalarmi tutte le cacate che ho detto scrivete pure, altrimenti ci vediamo al prossimo Decalogo-non-decalogo.