Quando Star Wars divenne “contenuto”
Ovvero come Filoni e la sua vigliaccheria stanno tradendo l’eredità di George Lucas.
In queste settimane ho riposto molta fiducia in Dave Filoni e nella sua crescita artistica, forse sopravvalutando le intenzioni, forse le capacità del Pazzo col Cappellozzo. E poi è arrivato questo finale.
The Jedi, The Witch and The Warlord (ehi guarda una citazione di C.S. Lewis!) chiude in modo abbastanza adeguato una stagione che, a ben vedere, aveva tutto quello che aveva da dire sui suoi personaggi cardine già a metà stagione, ma di fatto buttando la palla a data da destinarsi.
Per tutto il pew pew, gli stormtropper zombie, Thrawn triumphant, il profumo di Nightsistering selvatico, e la legacy Jedi, The Jedi, The Witch and The Warlord e, in fin dei conti, tutta Ahsoka si è rivelata un’esperienza estremamente frustrante.
Il tutto si riduce a una triste conclusione: Filoni non è interessato a chiudere una storia, non è interessato a un racconto mitologico che definisca i suoi temi attraverso la conclusione temporanea o meno di un percorso dei personaggi. Il suo unico interesse ora sta nell’allungare il discorso all’infinito, intrecciare fili mitologici e di loro finchè qualcuno è disposto ad ascoltarlo, macinando trama attorno a dei parametri (sempre gli stessi, raramente messi in discussione) che sono quelli posti da Lucas o maturatisi addosso con l’ispirazione.
Il finale postumo di The Clone Wars in retrospettiva è un non finale quasi quanto quello di Rebels e sicuramente come Ahsoka: il denoument è rimandato a data da destinarsi, perennemente, da quasi un decennio. Quelli che dovrebbero fare da motore a questa storia, i personaggi, inaridiscono nel percorso - questo episodio fa un disservizio incredibile a Hera ed Ezra, due delle creazioni filoniane più azzeccate, ormai ridotti a funzioni con blaster o spada laser, perfette incarnazioni dei sogni bagnati del fandom che pretendono ritratti granitici ed inutili dei loro eroi.
Pretendiamo davvero che si tratti solo di un cliffhanger? Di una porta aperta a una seconda stagione o al fatidico film? Non ci rendiamo conto di quanto totalmente inaccessibile sarebbe un film a questo punto, quanto sia necessaria una ulteriore estensione assolutamente impossibile da realizzare con la qualità che meriterebbe in 3 miseri anni (contando l’eventuale film quasi di sicuro previsto per il 2026)?
Filoni, il protegè di George Lucas, il traghettatore tra vecchio è nuovo, è diventato un comodissimo asset per Disney - sottolineo Disney in quanto entità che deve giustificare e alimentare la macchina dello streaming. Spalare carbone e buttarlo nel forno di storie senza peso e senza futuro - se non quello totalmente autoreferenziale alimentato dal mondo di action figure e paesaggi retroproiettati a cui la Saga si sta riducendo.
Star Wars è diventato ufficialmente l’ennesimo flusso di contenuto - non più un universo di storie di qualità raccontate dai più grandi narratori esistenti al più alto grado di innovazione tecnologica, ma una soap opera bidimensionale sempre più chiusa in se stessa, impermeable al resto, che finirà per autofagocitarsi esattamente come sta succedendo per il Marvel Cinematic Universe.
Se c’è un futuro per Star Wars, tenetelo lontano dalle mani di Dave Filoni.